di Alessia Santoro
Una pratica riflessiva e spirituale molto antica e le attività d’immersione subacquea: cosa hanno in comune? A prima vista, sembrerebbero due contesti tanto lontani, per ambiente, mezzi e storia. Eppure un po’ tutte le immersioni sono (o contengono) anche dei momenti meditativi.
La psicologia si è interrogata a lungo sul valore simbolico dell’immersione, sul suo influsso sulla nostra mente e sulla personalità, e questo tipo di letteratura continua ad arricchirsi e a rigenerarsi in modo interessante.
Nel frattempo, vediamo in tre semplici punti, quali siano le relazioni tra i principi della meditazione “mindfulness” e la subacquea: ed ecco perché le immersioni possono aiutarci a lavorare sugli aspetti più profondi della nostra storia personale e della nostra mente.
1) CONCENTRAZIONE E CONSAPEVOLEZZA
Eccoci avvolti da un habitat affollato di spunti sensoriali nuovi, ai quali non siamo abituati, un habitat in cui siamo solo ospiti: durante l’immersione in mare veniamo spinti ad esercitare una concentrazione mentale maggiore rispetto al solito. Non si tratta solo di sicurezza e salvaguardia personale in acqua, ma di un esercizio di focalizzazione e di consapevolezza fruibile nel quotidiano: una volta asciutti, diventa un modo di gestire meglio i nostri pensieri ed emozioni, di riprogrammare su cosa e per quanto tempo il nostro cervello debba soffermarsi. Proprio come quando, immersi nella meditazione, impariamo a veicolare il nostro modo di pensare la realtà.
2) CURIOSITÀ
Uno dei pilastri della meditazione basata sulla consapevolezza, è il porsi in maniera non giudicante verso il mondo esterno: un po’ come se dovessimo imparare a guardare le cose con gli occhi di un bambino.
E quale campo di prova migliore dell’indossare una maschera da sub? Vedremo tutto in maniera diversa, con un filtro nuovo, fatto di curiosità, stupore, interesse, umiltà verso l’ambiente ed entusiasmo per la novità. “Dopo l’instante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare, non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima.” Scriveva così il leggendario oceanografo Jacques Cousteau. E come dargli torto?
Volare sotto la superficie dell’acqua dona a tutti una vista nuova, curiosa ed “esploratrice”.
3) IL “QUI ED ORA”
È molto difficile, per il lifestyle che quasi tutti abbiamo ora, ricordare di vivere nel presente. La tendenza comune è di proiettarsi constantemente nel passato o nel futuro, così che dei “noi” del presente non resti che un’ombra. La meditazione ci sprona quindi a sentire con tutto il nostro corpo, il nostro respiro e la nostra mente che siamo presenti, che siamo vivi: ci riporta con i piedi per terra. E quando sotto i piedi si distende invece il blu profondo? Ecco, potremmo ottenere lo stesso gratificante effetto: sentirci vivi, lucidi, connessi con il momento presente e con la natura (mentre lo stress resta su, fuori dal confine acquoso).